martedì 24 luglio 2007

Bel-ami




"Scendeva lentamente i gradini dell'alta scalea, fra due ali di spettatori.
Ma lui non li vedeva; il suo pensiero, ora, tornava indietro,
e davanti ai suoi occhi abbagliati dallo splendore del sole vagava la figurina della signora de Marelle, intenta ad aggiustarsi allo specchio i riccioletti leggeri sulle tempie, sempre scompigliati al sortir dal letto".

Cala così il sipario sulle vicende dell'eroe di Maupassant, con i pensieri intimi e sfrontati di un uomo che ha messo la dignità sotto i piedi, i valori ben stipati in un angolo buio e dimenticato.
Uomo brillante in società quanto vile nei rapporti, il Bel-ami incarna il cliché arrembante della vita bourgeois parigina di fine ottocento. Vive delle proprie bramosie, proteso al successo attraverso ogni espediente e succube del suo stesso desiderio di essere riconosciuto, accettato e invidiato dalla bella società.
Eppure questo personaggio consacrato a se stesso riesce più d'una volta a strappare sorrisi, a instillare nel pubblico, al di là di ogni nefandezza di cui si macchia, una certa empatia. Gli vanno infatti riconosciute una rara dote di spirito d'avventura, una capacità radicale di mettersi in gioco, una auto-imprenditorialità che sembrano fatte apposta per catturare la simpatia e l'immedesimazione dei lettori, relegando le remore morali all'ordine di impacci materiali da aggirare agilmente.
Pur nella retorica dell'attualità dei vecchi prodotti letterari - mi si consenta - la domanda è: non ci ricorda nessuno?

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